Scrivere per me è come nuotare in apnea, non posso
riprendere fiato, non posso riemergere finché, esausta, non mi lascio poi
cullare dall'onda.
Sono fatta così: quando scrivo mi isolo dal mondo e da
ogni possibile distrazione. Persino dai rapporti sociali.
Diluisco la carne e il sangue
con l'inchiostro e divento un fantasma per il mondo. Semplicemente svanisco. Mi
rifugio nei miei universi di china e parole, finché non ho concluso una nuova
opera e ritorno a vivere.
Silenzio e solitudine sono le basi su cui sorge la mia cattedrale
di inchiostro e carta.
Tuttavia riconosco che il mio modo di sentire a scrittura sia quasi morboso e poco sano.
Anche per voi è così? Anche per voi scrivere è un viaggio
da compiere da soli?
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