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Visualizzazione dei post da settembre, 2012
Il canto di Mabon Canta la terra una nenia di vento che polvere alza e terriccio molle smuove. Arriva la pioggia su cocchi di nuvole indaco e scarpe di bruma. Bagna e sazia il grano incolto bacia e inebria i mosti odorosi. Crepita la corteccia e le foglie divengon ritagli di cartone che ispirate, disegnano e segnano sentieri di solitudine. E così le chiome silvestri, divengon scrigni a cielo aperto di rubini ed ambre. Castagne e nocciole divengon tappeti e falde di funghi, troni di Fata. Ebbra dal succo dolciastro di viti, l’aria s’alza e folle si mette a danzare sulle tegole delle case sui bordi dei marciapiedi tra le ciocche dei capelli e le fessure di pelle nuda che ancora odora di sole. Si mette a danzare e mette ali al suo sospiro. S’arrampica alle finestre, scivola tra i tendaggi e arriva a bussare alle porte dell’anima. Respiro… Ingoio un affanno che sa di fatiche di semina e raccolto, di rug